AUTORE: Alberto Oliva

Le cose belle a Milano, si sa, sono nascoste.

La città si trova in una fase cruciale della sua evoluzione, sospesa tra la grande crisi economica, il declino dell’Europa, l’eredità di Expo e l’incertezza del futuro. In questi ultimi anni si è sviluppato, con risultati sorprendenti di gradimento e coinvolgimento dei cittadini e dei sempre più numerosi turisti che scelgono Milano come meta dei loro viaggi in Italia, un nuovo concept per il tempo libero, al di fuori del circuito istituzionale e delle abitudini tradizionali, all’insegna della contaminazione fra le arti e le discipline culturali per creare nuove occasioni di aggregazione sociale.

Dal giugno del 2013 ho intrapreso un percorso di scoperta di quelle che ho chiamato Anime Nascoste, posti che riempiono silenziosamente Milano di straordinarie attività culturali ad ampio raggio, pensate e realizzate con la sola forza dell’iniziativa privata e sostenute da persone appassionate e tenaci, capaci di superare enormi difficoltà con la ferma intenzione di perseguire obiettivi ambiziosi e innovativi.

Tutte le domeniche sul quotidiano Il Giorno racconto un nuovo spazio, cercando di trasmettere la passione, la dedizione, il coraggio di chi lo gestisce e lo anima. Ne ho trovati ormai oltre centocinquanta, ma il passaparola e la curiosità mi portano a scoprirne continuamente di nuovi, segno che la città è viva, attraversata da un fermento elettrizzante in tutte le zone, tanto quelle abituate a essere il cuore della movida quanto quelle più periferiche, mosse da una forte voglia di riscatto (si pensi all’incredibile rilancio di Lambrate in occasione del Fuori Salone).

Le Anime Nascoste sono luoghi molto diversi fra loro, sia per target che per dimensione, tipologia, grandezza, giro d’affari, età e collocazione. Hanno anche obiettivi commerciali diversi – librerie, ristoranti, negozi, bar, pub, spazi ex industriali riconvertiti a iniziative multidisciplinari… – ma sono convinto che esista, sotterranea, spontanea e inconsapevole, una sottile linea rossa che le unisce tutte in qualcosa di unico e fondamentale per la ricchezza culturale di Milano.

Non sono luoghi definibili in maniera univoca, proprio perché sono attività commerciali che sperimentano nuove forme di socialità attraverso l’arte e la cultura, cercando di superare alcune barriere che faticano a crollare. Organizzano eventi che mettono in comunicazione discipline e pubblici diversi, creando nuovi interessi, battendo strade inesplorate e innovative con la forza e l’entusiasmo dell’impresa privata.

È con questa convinzione che ho lanciato il progetto de La Mostra Diffusa in occasione della presentazione della seconda edizione della guida Scoprire Milano il 26 gennaio 2016, in un’affollata sala di Palazzo Reale in cui ci siamo dati appuntamento con tutti i gestori dei locali censiti su Il Giorno e raccolti nella pubblicazione. La risposta della sala alla mia proposta è stata subito calorosa e mi ha spinto a credere nella possibilità di realizzare un progetto che finalmente metta insieme le Anime Nascoste e le faccia camminare per un po’ di tempo insieme, mano nella mano per una Milano migliore, più aperta, più sensibile alla cultura, più curiosa di scoprire nuovi posti, conoscere artisti e belle persone, ma soprattutto abbattere muri, suggerendo insospettabili sinergie, fertili collaborazioni, incontri e scambi.

Il problema di Milano è la sua diffidenza, la paura che troppo spesso blocca le nuove iniziative, genera invidie, invita a chiudersi nelle mura del proprio piccolo cantuccio, soffocando l’ambizione e il desiderio di qualcosa di più grande. A questa paura dà man forte la pigrizia, che a volte ci scoraggia, facendoci preferire una comoda serata sul divano davanti alla televisione a un’uscita alla scoperta di un posto nuovo, in cui lasciarci sorprendere da qualcosa di inconsueto, ma più gratificante.

Il mio viaggio è cominciato nel giugno del 2013 con l’aiuto del quotidiano Il Giorno che mi ha sempre appoggiato e supportato, fino a inserire La Mostra Diffusa nelle sue attività dedicate al festeggiamento dei sessant’anni dalla fondazione. La sensazione è che in questi tre anni Milano sia molto cambiata. All’inizio nessuno mi credeva – e io stesso per primo ero colpito – quando raccontavo una città così ricca di stimoli culturali e occasioni originali di aggregazione. Oggi, invece, se ne stanno accorgendo tutti e piano piano sta scomparendo quella brutta espressione che mi accompagnava sempre quando entravo in una nuova Anima Nascosta: “non sembra di essere a Milano”. Come se tutto ciò che è bello, tranquillo, ricercato e di qualità non possa appartenere a una città destinata ad essere solo capitale dello smog, della nebbia e dell’ansia da prestazione. Nel giro di pochi anni la Milano delle Anime Nascoste (e non solo, ovviamente!) ha vinto la sua partita, è uscita allo scoperto e si è affermata nell’immaginario dominante. E così in molti hanno capito che Milano è migliore di come viene comunemente descritta, animata dalla bella energia di imprenditori piccoli, medi e grandi, che si sono rimboccati le maniche e hanno messo in piedi attività complesse, solide, tenaci e positive che arricchiscono la qualità della vita delle persone che le frequentano. La storia di queste persone è una testimonianza importante che fotografa un’epoca difficile, ma piena di belle idee, forze ed energie che si sviluppano e propagano, gettando il cuore oltre l’ostacolo.

Per il progetto de La Mostra Diffusa, in questa sua prima edizione, che è un po’ una scommessa, ho scelto di coinvolgere trenta Anime Nascoste, selezionando quelle cui mi lega un particolare rapporto di stima e condivisione di intenti, cercando allo stesso tempo di preservare alcune caratteristiche fondamentali dell’intera rete immaginaria che tutte le comprende. La prima è la diversità di core business: si va dalle librerie ai ristoranti, dai pub agli esercizi commerciali fino agli spazi riqualificati. La seconda è la trasversalità del target, che va insieme con la terza, ovvero l’ubicazione in tutte le zone della città, per coinvolgere un pubblico allargato, differenziato e aperto. L’obiettivo è quello di riuscire a connettere le energie che pervadono la città, per superare finalmente la timidezza e la diffidenza, fare sistema, condividere idee e progettualità, moltiplicando le risorse, l’attenzione e la visibilità a vantaggio di tutti i soggetti.

Immagino una vera e propria caccia all’opera, armati di mappa della città, alla ricerca dei quadri, con la curiosità di immergersi nei luoghi magici in cui sono esposti. Mettere in mostra delle opere d’arte per mettere in mostra le Anime Nascoste.

Ho scelto Antonio Syxty come artista perché lo conosco da anni, ne seguo il percorso e credo sia perfettamente in linea con gli obiettivi dell’iniziativa. La sua collezione inedita Amazon Papers – di cui potete leggere un approfondimento a firma del curatore Paolo Sciortino – nasce apposta per La Mostra diffusa, di cui valorizza le peculiarità. Il percorso di Syxty va, infatti, a indagare la frammentazione dell’identità nella società contemporanea e in questo caso si concentra su un elemento di scarto, divenuto un’icona pop dei tempi nostri: i cartoni delle buste di Amazon, che arrivano ormai capillarmente nelle nostre case, negli uffici, dappertutto. Le persone che vogliono visitare la mostra si spostano da uno spazio all’altro, come le buste di Amazon, spedite tutti i giorni in tutto il mondo, come vettori di connessioni culturali, economiche e tecnologiche che rendono il globo a portata di mano, proprio come vorrei che diventasse finalmente Milano per i milanesi, oltre le barriere di quartiere, verso una città metropolitana a tutto tondo. Ecco che una mostra “frammentata”, collocata in giro per la città, si sposa perfettamente con i contenuti della ricerca espressiva di Syxty in un connubio che penso possa funzionare virtuosamente.

Sottolineo anche il valore etico – pienamente in linea con lo spirito di attenzione all’ambiente e al rispetto del pianeta, che caratterizza tutte le Anime Nascoste – del riciclo artistico di materiali di scarto, una pratica che Syxty attua con orgoglio, ridando valore ai cartoni da imballaggio.

La vocazione di questo esperimento vorrei che fosse ludica e popolare, lontana dalle logiche tradizionali del mercato dell’arte, dominato da interessi economici e riservato a una stretta cerchia di collezionisti. Le opere sono esposte in situazioni molto eterogenee, non deputate a ospitare mostre, ma aperte a farlo. Credo sia un atto necessario soprattutto a ridare senso alla produzione artistica, che, solo per una deviazione aberrante tutta novecentesca, si è ridotta a mera fabbricazione in serie di idoli da ammirare in spazi asettici, accompagnati da descrizioni critiche arzigogolate. È proprio per scappare dal compiacimento autoreferenziale che troppo spesso caratterizza gli addetti ai lavori dei vari settori artistici che sono andato in cerca di Anime Nascoste. E ho trovato la fiamma della passione, quella che cercavo. Ho trovato anche una rinnovata capacità di parlare con la gente, con il pubblico che ha voglia di arte senza essere un intenditore, che ha voglia di emozionarsi, riflettere, arricchirsi con la cultura senza per forza doverne capire tutte le implicazioni strutturali e le derivazioni formali.

La Mostra Diffusa è l’arte che si offre alla città, andandole incontro, mischiandosi alla sua quotidianità, collocandosi con discrezione in contesti insoliti, per arricchirli e farsi arricchire.

Sono fermamente convinto che il futuro dell’arte debba passare attraverso una presa di coscienza del significato che potrà avere nella società occidentale. Al momento è una pratica priva di senso, impegnata in una ricerca troppo spesso fine a se stessa di forme e formalismi buoni solo per riempire pagine di inutile esegesi, chiusa in una torre d’avorio di snobismi e consuetudini che allontanano gli amanti della Bellezza e fanno gola solo a cerchie ristrette di ricchi a caccia di status symbol. Questo vale in particolare per le arti visive, travolte dalle avanguardie del Novecento, la cui importante lezione sembra impossibile da superare e produce solo epigoni sempre più sterili. Ma la rivoluzione deve passare soprattutto da chi l’arte la organizza, la mette a sistema e aiuta i nuovi talenti a esprimersi e a trovare uno spazio.

Ecco, uno spazio e non – come ormai si usa dire – un mercato.

Se riusciamo a ridare all’arte il nostro spazio (e non il suo!), forse potrà iniziare un nuovo Rinascimento capace di rimettere l’Italia al centro di un sistema virtuoso che ne possa valorizzare l’eccellenza. Non è un caso se regioni come la Toscana sono musei a cielo aperto e se il declino culturale del nostro Paese è iniziato proprio quando abbiamo cominciato a rinchiudere le opere d’arte in edifici asettici costruiti apposta per contenerle in schiera per essere ammirate da un pubblico di turisti. L’arte deve uscire dalle cittadelle che l’hanno imprigionata con l’illusione di valorizzarla e tornare a confondersi con la vita quotidiana, a comparire dove non te l’aspetti, a dare un tocco di Bellezza a posti che non nascono per averla.

Altrimenti continueremo a riempire i musei e i loro magazzini di capolavori fino allo stordimento, e a colorare le nostre abitazioni solo con “quadri d’arredamento”.

Mi sembra che questo processo di rinnovamento della fruizione artistica stia cominciando, anche grazie alle Anime Nascoste che lo stanno sperimentando con le loro mostre al ristorante, spettacoli al bar, cinema in libreria, ricevendo una risposta sempre più incoraggiante da parte del pubblico. E allora vogliamo intraprendere anche noi questo percorso virtuoso, per provare a ridare un significato attivo e non autoreferenziale alla cultura. Vogliamo farla tornare ad essere veicolo di aggregazione sociale, arricchimento quotidiano dell’esistenza e non più un noioso tour guidato in infinite collezioni di opere che diventano inevitabilmente innocue e tutte uguali.

Andate, dunque, a cercare le opere di Antonio Syxty nelle Anime Nascoste, perdetevi in questi posti ricchissimi di stimoli e lasciatevi sorprendere dagli abbinamenti che troverete. Divertitevi a giocare con noi a questa caccia al tesoro che vi farà apprezzare la bellezza viva della nostra Milano.

Ci tengo a ringraziare di cuore tutte le persone che mi hanno aiutato a rendere possibile questa iniziativa, condividendo con me la visione del progetto: (in ordine sparso) Roberta Ferraro e tutta la redazione de Il Giorno con la sua direzione, Monica Strigelli, Marta Nicoletti, Lorena Perchiazzi, Serena Lietti con la casa editrice Diogene Multimedia, Simona Schiavi Art Gallery, Paolo Sciortino, l’assessore Franco d’Alfonso, Andrea Zoppolato con l’associazione Vivaio, Giorgia Sarti, Marta Menegon e i miei genitori.